Nero di Troia, eccellenza enologica pugliese

Il Nero di Troia, chiamato anche Uva di Troia o Uva di Canosa, è il terzo vitigno autoctono più rilevante della Puglia. È un vitigno a bacca nera che prospera soprattutto nelle zone centrali e settentrionali della regione, con grappoli di dimensioni medie, che produce un vino rosso di colore intenso, con profumi speziati e note di frutti di bosco, ciliegie e prugne.

Come lascia immaginare il nome mitico, le ipotesi sulle sue origini sono tante, alcune più realistiche e altre più leggendarie, naturalmente anche legate alle vicende epiche della città narrate nell’Iliade. Questa è proprio la prima tesi dell’origine ellenica che s’intreccia con la leggenda dell’eroe troiano Diomede, amico fedele di Ulisse, che giunto dall’Asia Minore avrebbe portato con sé i ceppi di questa pianta in Puglia.

Altri studiosi propendono a non sminuire il grado di civiltà raggiunto dalle popolazioni locali dei Dauni e Peuceti, prima della colonizzazione greca, che già conoscevano e coltivavano con successo la vite e questa varietà che discende da un’antica tipologia autoctona. Una terza congettura attribuisce la provenienza di questo vitigno alle vicine coste albanesi, al villaggio di Cruja, che nella parlata dialettale è diventato Troia.

Meravigliosi grappoli di Uva di Troia della Puglia.

La quarta ipotesi, probabilmente più realistica, ne ascrive la provenienza all’omonimo borgo in provincia di Foggia a ridosso del Tavoliere delle Puglie. La prima apparizione della denominazione “Uva di Troia” avviene sulle pagine degli studi ampelografici del 1875 del prof. Frojo della Cantina Sperimentale di Barletta, che riesumò la leggenda di Diomede rinominando il vitigno allora chiamato Vitigno di Canosa in Uva di Troia.

Da allora il suo nome è legato a doppio filo a reminiscenze omeriche e ad una terra, la Puglia, che ne ha fatto un orgoglio enologico, nutrendo intorno ad esso misteri e congetture inesauribili come le sue uve generose.

Caratteristiche del Nero di Troia e dei suoi vini

Come altri vitigni pugliesi e meridionali, anche il Nero di Troia è stato considerato per molti anni un vitigno secondario, utile per conferire corpo e colore ai vini più deboli. Negli ultimi decenni, grazie alla rinnovata attenzione del mercato globale per i vitigni autoctoni, si sono moltiplicati gli sforzi per produrre vini monovarietali di Nero di Troia di grande qualità e raffinatezza.

Il Nero di Troia è un vitigno a maturazione tardiva, che richiede un clima caldo e secco per raggiungere la piena maturazione. Il terreno ideale per la sua coltivazione è quello calcareo, ma si adatta anche a terreni argillosi e sabbiosi.

Produce vini di colore intenso, caratterizzati da una grande struttura e complessità, con tannini morbidi e un’acidità equilibrata, con profumi speziati e note di frutti di bosco, ciliegie e prugne. Viene spesso invecchiato in botti di legno per diversi anni prima di essere messo in commercio. Il Nero di Troia viene utilizzato anche in blend con altri vitigni, come il Primitivo o il Montepulciano, per creare vini ancora più complessi e strutturati.

Oggi questo vitigno viene coltivato principalmente in due varietà. La prima è la classica Uva di Troia, la varietà di Barletta o di Ruvo, che produce grappoli e acini di grandi dimensioni. La seconda è la varietà di Canosa localmente nota come Sumarello, presenta grappoli cilindrici più piccoli, agglomerati, con acini di modeste dimensioni, prodotta in quantità limitate essenzialmente nel territorio di Troia e nelle zone circostanti.

Generalmente i vini pugliesi Nero di Troia hanno queste caratteristiche:

  • Antociani elevati, che conferiscono un colore rosso rubino vivo e luminoso, che col tempo può prendere riflessi aranciati.
  • Profumi intensi di frutti maturi come ciliegia, prugna e ribes, accompagnati da note speziate di camomilla, rosa, pepe e talvolta tabacco.
  • Sapori di frutti rossi, con note agrumate, spicchi di pepe nero, cioccolato e grafite. La componente tannica è presente ma si integra bene al gusto.
  • Struttura medio-corposa, con buona persistenza gustativa. I tannini sono vellutati e non eccessivamente astringenti.
  • Acidità moderata, che dona fruttatezza e sapidità al vino, senza eccessiva freschezza.

I vini Nero di Troia hanno una notevole longevità e possono affinarsi per molti anni in bottiglia, alcuni arrivano anche a 10-15 anni di affinamento. Il Nero di Troia può essere vinificato sia in purezza che in blend con varietà quali Sangiovese, Aglianico, Merlot e Cabernet Sauvignon. Gli abbinamenti migliorano le caratteristiche del vitigno.

Questi vini sono tipici delle province di Foggia, Bari e Barletta-Andria-Trani, in particolare delle zone di Troia, Canosa e Ruvo di Puglia.

Vini rossi Nero di Troia assaggiati e da assaggiare

  • Crifo, Grifone Nero di Troia Puglia IGP

    Bottiglia di vino Nero di Troia della Puglia.

    Questo vino si presenta con un rubino profondo e seducente. Il suo profumo è un elegante intreccio di note floreali e fruttate, dove la viola appena sfiorita regala fragranze delicate, presto compensate dall’intensità di more, mirtilli e amarena. Il carattere del vitigno emerge attraverso sentori di china e grafite, che si mescolano alle spezie, ai sontuosi sottoboschi e al tabacco. Il gusto è caldo, vigoroso e dai tannini corposi, mentre i sapori di bosco e frutti maturi si fondono alle tostate note di legno e affinamento. La sua persistenza è intensa.

Diversi altri vini rossi da Uva di Troia sono già presenti nella mia personale wishlist, un elenco di bottiglie che vorrei assaggiare al più presto e che comprende, tra gli altri:

❖ Cantine Paradiso, Angelo Primo ❖ Masseria Duca D’Ascoli, Nero Puro ❖ Terre Federiciane, Dragonara
❖ Cantine Teanum, Sumarello rosso ❖ Podere29, Gelso Nero ❖ Elda Cantine, Pop
❖ Azienda Sacco, Terra Mij ❖ Rivera, Violante ❖ Torrevento, Torre del Falco
❖ Crifo, Augustale ❖ Agricola Marmo, Rosso Cocevora ❖ Terrecarsiche, Nero di Troia

Il Nero di Troia può essere prodotto anche come vino rosato

Il Nero di Troia può essere molto interessante anche nella sua versione rosata. Si tratta di un vino molto versatile, rispetto al rosso ha un gusto più leggero, fresco e delicato, con sentori di frutta rossa come ciliegia e fragola, leggeri toni speziati e una buona acidità.

Il Nero di Troia rosato ha un colore rosa tenue, leggermente aranciato. Al naso è molto fresco, con note floreali e fruttate di amarena, fragola e lampone. In bocca ha una struttura leggera, con tannini più morbidi e meno astringenti, un’acidità vivace e fresca, un finale amarognolo. È un vino molto elegante, raffinato e aromatico.

Il gusto fresco e asciutto del Nero di Troia rosato si sposa molto bene con antipasti leggeri: formaggi morbidi o salumi freschi sono un ottimo abbinamento. Il gusto fresco e fruttato si abbina bene ai primi piatti estivi e la buona acidità contrasta il sapido del pesce.

La sua versatilità lo rende ideale per ogni occasione, può essere un piacere berlo anche come accompagnamento ad un dessert di frutta fresca, si abbina indistintamente a tanti piatti, dall’antipasto al dolce.

Vini rosati Nero di Troia assaggiati e da assaggiare

Al momento ci sono molti vini rosati Nero di Troia già presenti nella mia personale wishlist, un elenco di bottiglie che vorrei assaggiare al più presto e che comprende, tra gli altri:

❖ Cantina La Marchesa, Il Melograno ❖ Cantine Teanum, Sumarello rosato ❖ Mandwinery, Bisciù
❖ Cantina Ariano, Sogno di Volpe ❖ Cantine Borgo Turrito, CalaRosa ❖ Placido Volpone, Faragola
❖ Azienda Sacco, Unanotte ❖ Podere29, Gelso Rosa ❖ Cantine Spelonga, Ninù Nero di Troia rosato

Un Nero di Troia DOC e DOCG

Protagonista assoluto della celebre DOC/DOP Castel del Monte e di altre rinomate denominazioni pugliesi come il Cacc’e mmitte di Lucera, il Rosso di Cerignola, il Rosso Barletta, il Rosso Canosa e Orta Nova.

Nel 2011 il Nero di Troia è diventato ancor più rappresentativo per l’enologia in Puglia, ottenendo le due DOCG Castel del Monte Nero di Troia Riserva e la Castel del Monte Rosso Riserva.

Un aneddoto storico narra che il vino ottenuto dal vitigno Nero di Troia sia ritenuto colpevole della sconfitta dei cavalieri francesi nella Disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, ad opera dei loro avversari italiani guidati da Ettore Fieramosca. Pare infatti che i nobili francesi, sottovalutando la forza degli italiani, abbiano trascorso le ore precedenti la contesa in una taverna a bere il vino rosso di Barletta, prodotto proprio a partire dalla vinificazione di grappoli di questa varietà.