Il Primitivo è uno dei vitigni autoctoni a bacca rossa più conosciuti della Puglia, considerato uno dei più importanti e rappresentativi della regione. L’uva Primitivo è coltivata in tutta la Puglia, ma le zone di Manduria (Taranto) e di Gioia del Colle (Bari) sono i territori storicamente più legati a questa coltura e quelli in cui esprime il meglio di sé.
Le storie che si possono raccontare sul Primitivo sono tantissime, sulla sua scoperta e sulla diffusione vitivinicola, sulle sue origini e sulle caratteristiche genetiche ampiamente studiate in varie parti del mondo.
Il suo nome attuale, quello di Primitivo appunto, si deve a Don Francesco Filippo Indellicati, prete nato e cresciuto a Gioia del Colle, che oltre a dedicarsi alle funzioni sacerdotali aveva anche ampie conoscenze agronomiche e botaniche. L’abate, probabilmente nel 1799, osservò la crescita disordinata di molte viti da vino miste nelle campagne intorno al suo paese e tra queste notò una varietà che maturava prima delle altre, nonostante la tardiva fioritura.
Per questa sua caratteristica di precocità nella maturazione, chiamò questa varietà di vite con la denominazione originale di “Primativo” o “Primaticcio”, dal latino Primativus.
Il sacerdote individuò i migliori ceppi del vitigno, li isolò dal resto del vigneto e li piantò in un’area chiamata Liponti, tuttora nella contrada Terzi di Gioia del Colle. Questa fu la prima monocoltura attestata di vino Primitivo in quelle terre, il primo nucleo organico dedicato esclusivamente alla coltivazione di quell’uva pregiata e diversa dalle altre, da cui sarebbe discesa la fortuna enologica del territorio pugliese.
Ancora storia, migrazioni e intrecci genetici del Primitivo
Ma il Primitivo come arriva dalle Murge al Salento nord-occidentale? Anche su questi eventi le ipotesi sono tante, dalle più fantasiose alle più verosimili, ma quelle maggiormente diffuse sono sostanzialmente due. La prima è che le piante raggiunsero Manduria ed i paesi limitrofi grazie ai lavoratori migranti da Gioia del Colle, contadini che si spostavano stagionalmente verso le terre in cui trovavano lavoro.
L’altra, decisamente più romantica, narra del facoltoso proprietario terriero Tommaso Schiavoni Tafuri che nel 1881 sposò la contessina Sabini di Altamura. La nobile sposa portò in dote anche le barbatelle di Primitivo, che nelle campagne di Manduria avrebbero trovato clima e suolo favorevoli ad esprimere al meglio tutte le qualità enologiche.
Arriviamo a una storia più recente, con vitigni in cerca di identità e peregrinazioni secolari. Nel 1967 Austin Goheen, patologo delle piante e accademico statunitense fu il primo studioso a sospettare che Primitivo e Zinfandel californiano potessero essere vitigni della stessa varietà. Dopo anni di studi e collaborazioni con l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, nel 1994 giunse la prova definitiva: i due vitigni condividevano la stessa identità genetica.
La scoperta aprì la strada a ricerche approfondite sui luoghi d’origine del vitigno, attraverso lo Zierfandler o Cirfandli austroungarico, la ricerca delle radici del Primitivo portò così sulle coste dalmate. Gli studi mostrarono come questi vitigni avessero colonizzato le sponde adriatiche dell’Illiria, approdando poi in Puglia e in California con mercanti e avventurieri.
Primitivo e Zinfandel sarebbero quindi due varietà fraterne, eredi dello stesso antico ceppo genetico, frutto di una diaspora comune. Nel 2001, nuove prove ne dimostrarono l’unità originaria con un vitigno autoctono croato: il Crljenak Kastelansky, geneticamente uguale al Pribidrag, noto sin dal XV secolo. Per qualcuno però, resta ancora oggi più affascinante l’ipotesi dell’assonanza fonetica con il nome della contrada Sinfarosa, tra Manduria e Avetrana.
Caratteristiche del Primitivo e dei suoi vini
Il vitigno Primitivo cambia aspetto e personalità a seconda del terreno che lo accoglie, plasmandosi alle condizioni ambientali per esprimere tutto il suo potenziale. È una varietà difficile e delicata da coltivare, che non ama gli eccessi: poco adatta ai climi troppo secchi o ai freddi pungenti, come pure alle stagioni più piovose, quando i grappoli troppo fitti possono favorire lo sviluppo di muffe.
Ma in Puglia sembra trovare la sua patria, un terroir che ne esalta le qualità senza imporgli vincoli. Il clima mediterraneo e le brezze marine sono perfetti compagni della crescita e dello sviluppo del Primitivo, che può così donare vini di rara eleganza e piacevolezza, frutto di un’unione armoniosa con il luogo che lo ha visto nascere.
I vini di Primitivo sono generalmente caratterizzati da una tonalità rubino intensa e un profumo potente e fruttato, con note di prugna, ciliegia, lampone e mora. Con l’invecchiamento possono sviluppare anche sentori speziati, di tabacco e di caffè. Talvolta emergono sensazioni più selvagge di vischio e terra.
In bocca sono vellutati e morbidi, con tannini delicati. L’alto contenuto alcolico rende questi vini caldi e avvolgenti, ma l’acidità ben bilanciata e mai invadente ne equilibra la struttura e li rende piacevoli da bere. Le due DOP specifiche e dedicate al Primitivo in Puglia, quella di Manduria e quella di Gioia del Colle, fanno riferimento ai comuni storicamente più vocati. Ma gli ambienti pedo-climatici di queste aree divergono anche visibilmente fra loro, perciò i relativi vini possono risultare anche assai differenti nel gusto.
Primitivo di Manduria DOC
La DOC “Primitivo di Manduria” è una delle più antiche e conosciute denominazioni riguardanti il vino pugliese, del 1974, e disciplina la produzione di vini rossi da uve di vitigno Primitivo, anche nella tipologia “Riserva”.
Il territorio di produzione di queste uve ricade nelle aree geografiche dell’Arco Jonico e del Salento settentrionale, con 16 comuni nella provincia di Taranto (Manduria, Avetrana, Sava, Maruggio, Torricella, Lizzano, San Marzano di San Giuseppe, Fragagnano, Monteparano, Roccaforzata, Faggiano, Pulsano, Leporano, Carosino, San Giorgio Jonico, Talsano) e 3 nella provincia di Brindisi (Oria, Erchie e Torre Santa Susanna).
La denominazione si ottiene trasformando uve Primitivo per almeno l’85% del totale, con un 15% concesso ad altri vitigni a bacca rossa non aromatici. Per la facilità dell’uva Primitivo ad accumulare zuccheri all’interno degli acini durante la maturazione, è espressamente proibito scendere al di sotto dei 13,5 gradi di alcool ottenuto in bottiglia, che diventano 14 per la versione “Riserva”, obbligata inoltre a 24 mesi di affinamento di cui 9 in botti di legno.
Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG
Delle quattro DOCG pugliesi, quella del Primitivo di Manduria Dolce Naturale è l’unica dedicata esclusivamente ad un vino rosso. Fa riferimento allo stesso territorio della DOC, ma in questo caso l’unica tipologia “dolce naturale” è ottenibile utilizzando esclusivamente uve di vitigno Primitivo.
Gioia del Colle DOC Primitivo
Il vino della DOC Gioia del Colle è prodotto in 16 comuni tutti in provincia di Bari, tra cui appunto Gioia del Colle, situati nella zona collinare della Murgia. Qui l’altitudine è compresa fra i 200 ed i 450 metri e l’area presenta un suolo composto prevalentemente da rocce calcaree.
La presenza di uve Primitivo per questa tipologia di vino deve essere del 100%, con un titolo alcolimetrico non inferiore ai 13 gradi. Le peculiarità pedoclimatiche di queste terre generano prodotti di squisita eleganza, mineralità e intensità, che stanno accrescendo considerevolmente di popolarità fra gli esperti ed i consumatori finali.
Vini rossi Primitivo: i miei preferiti
Produttori di Manduria, Lirica
Corallo rubino con riflessi granata, questo vino Primitivo 100% si svela gradualmente. Un naso profondo e nobile, madido degli aromi di una frutta matura e succosa di ciliegia e prugna, spezie dolci e tostate si fondono in equilibrato connubio, con accenni zenzero e anice. In bocca, il gusto è secco e corposo, che accarezza il palato con morbida consistenza e tannini affinati. Un’armoniosa freschezza dona una piacevolezza lieve, il finale è speziato e ampio, che perdura lungamente ad avvolgere i sensi.
Menhir Salento, Quota 29
Un Primitivo rosso porpora con riflessi misteriosi, quest’inchiostro seducente sfuma dal rubino al viola. Un profumo ammaliante evoca frutti scuri e succosi, come prugne e ciliegie, con accenni di amarena e cioccolato pregiato. Un piacevole aroma di pepe nero ne interrompe il flusso, riversandovi nuove sensazioni. In bocca, il gusto è caldo, pieno e corposo, dalla struttura solida e complessa. I tannini si fondono in perfetta armonia, donando pienezza e persistenza ad ogni sorso.
Castello Monaci, Pilùna
Un IGT Salento Primitivo al 100%, dal colore rosso scuro simile al porpora. Al naso, un ampio bouquet di frutta rossa matura esala profumi di prugne succose, ciliegie e amarene. Oltrepassa note floreali di viola per rivelare spezie calde come pepe e vaniglia, con ricordi di macchia mediterranea. In bocca, il gusto è morbido, corposo e caldo, con una tannicità adeguata che conferisce struttura e persistenza. Il finale è ampio, avvolgente e fruttato.
Luca Attanasio, Dodecapolis
Un rosso corposo e intenso per questo primitivo 100% del Salento. Al naso, un bouquet complesso lambisce profumi di frutti di bosco maturi. Note fruttate e speziate si fondono, dipingendo un arazzo olfattivo avvolgente. In bocca, è un vino ricco, caldo e profondo. Gli aromi fruttati si rinnovano, donando pienezza ad ogni sorso. La struttura è importante, sostenuta da tannini ben amalgamati ad una freschezza equilibrata. Il finale si protrae a lungo ad avvolgere i sensi.
Non solo rosso, c’è anche il vino Primitivo Rosato
Il vino Primitivo rosato è ottenuto dalla vinificazione delle uve di vitigno Primitivo, ma attraverso una breve macerazione delle bucce in modo da conferire il caratteristico colore rosato intenso, una tonalità decisamente più tenue e leggera del Primitivo rosso profondo. Dopo la macerazione, le bucce vengono rimosse e il mosto viene fermentato a temperatura controllata, al fine di preservare al meglio gli aromi e i sapori delle uve.
Al naso, mostra note fruttate di ciliegia, lampone, prugna e fragola, con sfumature di erbe aromatiche come il rosmarino. Non mancano leggeri sentori floreali come rosa canina. Il bouquet è fresco e fruttato. In bocca, il Primitivo rosato ha una struttura leggera ma persistente, con tannini setosi e un retrogusto fruttato. I sapori di frutti rossi si rinnovano, accompagnati da una notevole freschezza che ne esalta la genuinità.
La produzione del Primitivo rosato mira a valorizzare le tipiche qualità del Primitivo attraverso un vinificazione che ne esalta la freschezza e lo charme. È un vino elegante, di carattere che non rinuncia ad autenticità e territorialità. Il Primitivo rosato rappresenta quindi una intrigante esplorazione della viticultura pugliese, capace di regalare emozioni sia come rosato brillante e dissetante che come vino complesso, dall’anima intensa e meditativa.
Si tratta di un vino versatile, l’ideale compagno di aperitivo ma che si abbina bene anche con molte pietanze della cucina mediterranea, come antipasti di pesce, primi piatti a base di verdure, carni bianche e formaggi freschi. È un vino ideale per l’estate, grazie alla sua freschezza e alla sua leggerezza ma con un carattere deciso e persistente.
Vini rosati Primitivo: i miei preferiti
Produttori di Manduria, Aka
Rosa acceso, simile al corallo, questo vino seducente rivela una straordinaria luminosità. La brillantezza della tintura preannuncia la notevole struttura che lo sorregge. Al naso, un profumo accattivante esala fragranze intense e vibranti. Ciliegie fresche e succose, melagrane dolcemente acidule, mela rosa e fragoline di bosco con freschi sbuffi minerali. Note fruttate e agrumate si rincorrono, intrecciandosi in un affresco olfattivo delizioso. In bocca, il vino si mostra succoso e fresco al palato, con una struttura croccante e sapida. Una nota di acidità finale ne prolunga il gusto, donando una piacevole persistenza.
San Marzano, Tramari
Un primitivo rosato dal colore tenue. Al naso, un profumo magnetico evoca la macchia mediterranea, con note di glicine e rosmarino ad accarezzare l’olfatto. Fragranze di ciliegie e lamponi completano il fresco bouquet, donando vagheggi e frescura. In bocca, il vino si presenta fresco ed elegante, equilibrato al palato in una struttura leggera e dissetante. I sapori fruttati si rinnovano, graziosi e intensi, mentre una punta di amarognolo ne esalta la sapiente armonia. Un rosé seducente e vibrante, dal carattere mediterraneo.
Il Primitivo c’è solo in Puglia? Purtroppo No
Il Primitivo, orgoglio enologico del Tacco d’Italia, non è più un vitigno esclusivo della Puglia. Dalla sua origine nel centro-sud della regione, ormai disegna confini ben più estesi, che abbracciano l’intera penisola. Il mito dell’endemismo è ormai sfatato e il Primitivo ha superato da tempo i limiti del Salento, per conquistare da nord a sud l’Italia vitivinicola.
Oggi sono tante le denominazioni che possono vantare etichette a base Primitivo. Dopo le DOC di Manduria del 1974 e di Gioia del Colle del 1987, il Primitivo ha trovato posto in altre denominazioni fuori dai confini regionali, ma anche nella Colline Joniche Tarantine del 2008 e Terra d’Otranto Primitivo del 2011.
I territori vinicoli che nelle etichette IGT possono includere il nome Primitivo sono ben 45: oltre alle 6 pugliesi IGT Puglia, Salento, Tarantino, Murgia, Valle d’Itria e Daunia, ci sono addirittura 15 tipologie in Sardegna, 8 in Abruzzo, 6 in Umbria, 5 in Campania e altre in Lazio, Molise e Basilicata.
Ma il grande successo del Primitivo non è il frutto delle sole potenzialità del vitigno, bensì l’esito di un connubio senza eguali con due terroir irripetibili come Manduria e Gioia del Colle. Si tratta di una notorietà che ha radici ben piantate nella terra di Puglia e nella mirabile alchimia fra questa e il vitigno.
Le sue straordinarie potenzialità enologiche hanno trovato compimento non per via di etichette altisonanti o schermaglie denominative, ma per vini da sempre capaci di esprimere il genius loci di un’identità salda e peculiare. In questo binomio terra-vino così unico risiede il segreto di un successo che appartiene sin’ora solo alla Puglia.